giovedì 9 luglio 2009

Un assaggio gratuito del Ciliegio di Zio Luigi

incipit
Seduta su uno sgabello davanti al banco del bar, Estrella sbuffa rassegnata e guarda la sua amica Shiem, chiedendosi se esiste un modo per liberarsi di quei due scocciatori.
Shiem, in risposta alla muta domanda, punta l’indice alla propria tempia, abbassa il pollice e fa “bang” con la bocca. Poi china il capo mimando una morte liberatoria, proprio quando l’urlo cupo della sirena arriva a salvare lei ed Estrella.
Le due ragazze saltano giù dallo sgabello e corrono verso l’esterno, piantando in asso i due rompiscatole che avevano tentato di abbordarle, senza degnarli di un saluto e filano dritte sul ponte di poppa.
Estrella e Shiem accettano quasi con sollievo l’aria incandescente che le accoglie fuori, giudicandola più sopportabile di quei due che avevano lasciato dentro, anche se avevano dovuto rinunciare all’aria condizionata.
Con la bramosia e la curiosità proprie della loro età si lasciano immediatamente catturare dalla complessità delle manovre d’attracco che vedono impegnate tante persone, ognuno con un compito ben preciso.
Poi, lentamente, i rumori, i vocii dei marinai, il via vai degli altri passeggeri perdono nitidezza, diventano evanescenti ed Estrella e Shiem, ognuna per ragioni diverse, si lasciano trascinare dai propri pensieri.
Shiem chiude gli occhi mentre nella sua mente rimbombano urla, lamenti, imprecazioni, suppliche e spera e prega che tutto questo sia rimasto lontano.
Estrella guarda Civitavecchia, poi l’orizzonte, cerca di scorgere oltre. «Roma, caput mundi... e rapitrice, anche se incolpevole» pensa con una fitta al petto di rancore e dolore.
La prima a fuggire da quella trappola elucubrale è Shiem. Socchiude la sua bella bocca e sorride.
«Venga, no pienses mas en ello!» esorta Shiem, rivolgendosi all’amica di cui conosce il tormento. «Quando llegue el mimento haras la cosa justa». Estrella alza le spalle piena di dubbi.
«Vamos, vamos! Borra los malos pensamientos» insiste Shiem, «piensa a essos chulos del bar».
«Ha, essos chulos!». Estrella ride. L’allegria è tornata, improvvisa, forte e robusta come prima e le due amiche si sentono di nuovo il mondo in mano.
Poi corrono ai ponti inferiori per raggiungere il loro camper, prima la passerella cominci a calare.
Il camper versa in condizioni pietose. Ci sono macchie di ruggine che da un momento all’altro si mangeranno tutte le parti metalliche, eppure per Shiem ed Estrella è il simbolo della libertà, di un sogno che finalmente si avvera: una vacanza senza una meta precisa, come i gitani.
Josè, quando le vede arrivare, sbuffa spazientito perché temeva che non scendessero in tempo. Kalib le rimprovera aspramente per la stessa ragione mescolando arabo e spagnolo.
Le due ragazze si scambiano uno sguardo di intesa poi, ripensando anche ai due “chulos” del bar, sbottano in una risata e concordano che forse è proprio una caratteristica dei maschi tormentare le donne, per un motivo o per un altro.
Il clangore della passerella carrabile che cala attira l’attenzione di tutti e gli occhi si puntano sulla lama di luce che comincia filtrare da quella bocca enorme.
Josè è il più vecchio tra loro quattro e tacitamente ha assunto il ruolo di guida, anche perchè è stato il promotore di quella vacanza. È quel genere di giovane che crede di non avere niente da imparare da nessuno e ritiene l’università solo un fastidioso mezzo per ottenere il “pezzo di carta” tanto caro a una società più legata ai titoli che al sapere. Consulta la cartina mentre aspetta che le altre vetture gli liberino il passo.
Il camper si mette in marcia con Josè al volante, Estrella al suo fianco, Kalib si è sdraiato sul lettino e si è messo a dormire, Shiem su una poltroncina con le cuffie ascolta musica e osserva gli altri tre. Trova che Josè ed Estrella siano entrambi belli ma che non formino una bella coppia. Sente che Estrella, con il suo senso quasi arcaico della famiglia, avrebbe bisogno di un ragazzo diverso, non di Josè sempre in guerra con il mondo intero, convinto che le convenzioni e le regole siano inutili lacci che mortificano gli uomini liberi. Poi guarda Kalib che dorme e gli rinnova la sua promessa d’amore, un amore che non sente ragioni e vale più della sua stessa vita.
«Perché dorme così tanto?» si chiede. «Forse è meglio, così non ci pensa... o forse no» e ripensa ai giorni e le notti, nemmeno troppo lontani, in cui aveva aiutato Kalib a liberarsi dalla tirannia dell’eroina. Questo era il loro segreto e lei lo aveva mantenuto, non lo aveva confidato nemmeno a Estrella, la sua più cara amica.

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